Robotica o laparoscopia
1. La prostatectomia radicale laparoscopica, nata a metà degli anni ’90 è stata per anni patrimonio di pochi chirurghi selezionati. Questo nonostante il boom di diagnosi precoci (e quindi suscettibili di terapia chirurgica) di tumore della prostata che avveniva negli stessi anni. La ragione di questo è che la prostatectomia laparoscopica è un intervento estremamente difficile con una lunghissima lunga di apprendimento e con risultati oncologici e di conservazione delle funzioni inferiori a quelli della chirurgia a cielo aperto. In più occasioni, Bertrand Guilleneau, il padre fondatore di questo tipo di chirurgia, ha affermato che occorrevano oltre oltre i 1000 casi di laparoscopia prostatica prima di sentirsi a proprio agio. Pochissimi chirurghi al mondo arrivano a eseguire un tale numero di casi. Guillenau stesso ha abbandonato questa tecnica a favore della robotica.
2. In uno studio molto famoso di pochi anni fa sui pazienti operati nella stessa struttura (il Memorial Sloan Kettering di New York) la laparoscopia forniva risultati oncologici e funzionali (ripresa della funzione erettile) decisamente inferiori alla chirurgia tradizionale: questo eliminando fattori di confondimento come valutazione da parte di un anatomo-patologo differente (era lo stesso), luoghi o popolazione diversi.
3. La robotica è quantomeno sovrapponibile alle migliori casistiche di chirurgia a cielo aperto conservando i vantaggi della mini-invasività e sono mature le casistiche che ne mostrano la superiorità
4. I più grandi laparoscopisti tradizionali nel mondo hanno abbandonato la laparoscopia nel cancro della prostata a favore della chirurgia robotica.
5. Negli Stati Uniti, la laparoscopia prostatica non robot assistita è scomparsa. Oltre il 90% degli interventi in questo campo si svolgono con l’ausilio del robot.

